Due torri si guardano ai due poli opposti di Londra. Una è la Shard, gigante di ghiaccio, come una scheggia di vetro piantata sulla banchina del Tamigi. L’altra è “Draper Estate”: un blocco massiccio di cemento grigio dentro cui sono incasellati tanti appartamenti, come cubi scavati tra i tubi. La Shard si trova tra il centro turistico di Londra e il Tower Bridge da una parte, e un nuovo, elegante quartiere trasparente dall’altra. È tutto privato e non si possono nemmeno fare foto se non autorizzati. Draper Estate ha da una parte i nuovi palazzi che avanzano, dall’altra la zona di Elephant & Castle come è stata per decenni: un quartiere operaio e malfamato tra i più pericolosi d’Europa, famoso per le gang e gli omicidi. Non distano più di un chilometro e mezzo l’una dall’altra.
In uno degli appartamenti di Draper Estate ci accoglie Luisa Pretolani, la moka già sul fuoco. Lei vive lì da anni, e vuole allo stesso tempo sia arrestare il cambiamento, che far sì che qualcosa lì intorno cambi.
Luisa è una documentarista, ed è ora fortemente coinvolta in una serie di progetti sociali centrati sulle baby gangs che girano per il quartiere, soprattutto intorno a Draper Estate e agli altri grossi condomini della zona. Ha fondato la Draper Film Academy come associazione che faccia da scuola di cinema e musica per i ragazzi della zona e li tenga lontani dalle strade. La malavita del quartiere utilizza spesso ragazzi fino ai dodici, tredici anni nelle faide complicate per la spartizione del quartiere. I bambini sotto i dieci anni non possono essere incriminati, e le pene per i minori di diciotto sono sensibilmente inferiori rispetto a quelle di un adulto. Guardando dal terrazzo il sud di Londra, con la ferrovia che va verso i confini est della città e oltre, Luisa ci racconta che molti criminali iniziano facendo regali ai ragazzi, coinvolgendoli passivamente prima, e poi attivamente, nelle loro attività, per poi infine dargli un coltello in mano. E fargli superare una prova per dimostrare il loro valore. È il sistema che ha portato ai tre omicidi di minori avvenuti a pochi metri da casa di Luisa: giovani di quindici o sedici anni inseguiti da un branco di ragazzini della stessa età in bici, due adulti lontani a vedere la situazione, una, due, tre coltellate e poi vengono lasciati lì, a morire dissanguati. Sotto casa di Luisa ancora si vedono i fiori che commemorano l’ultimo omicidio, avvenuti pochi mesi prima.
L’idea di Luisa è di fornire ai ragazzi un’alternativa a tutto questo, che dia ai ragazzi qualcosa da fare e dove si possano mettere in gioco. Un luogo dove possano andare ogni giorno, proprio dentro al suo palazzo, per riuscire ad arrivare prima delle gang. Allo stesso tempo fermando il cambiamento che potrebbe portare presto alla scomparsa di Draper Estate.
A Elephant & Castle è infatti in corso un forte processo di “gentrificazione”, cioè la rigenerazione e la rivalutazione di aree urbane prima industriali e malfamate. Così sta accadendo anche altrove a Londra: Hackney Wick, Brixton, in buona parte dell’est della città. A Elephant & Castle lo storico centro commerciale, che dà il nome alla zona, è in via di demolizione per far posto ad un grattacielo da venti piani. La Highgate Estate, un blocco monolitico di cemento che ospitava almeno 1.500 famiglie, è stato completamente raso al suolo e gli abitanti rilocati ovunque per Londra e nel resto d’Inghilterra, fino a Liverpool. La maggior parte di questi edifici, compresa la Draper Estate, sono infatti council houses, ossia case popolari, che il comune di Londra sta vendendo a poche grandi imprese, che abbattono e ricostruiscono. Vendendo, o forse svendendo: Highbury Estate è stata ceduta a meno di un decimo di quello a cui saranno rivenduti i nuovi palazzi. Aylesbury Estate, da dove provengono la maggior parte delle gang, sta per subire lo stesso destino. Draper Estate, e la casa di Luisa, sarebbero l’ultimo baluardo di fronte all’avanzata del vetro che già la circonda.
La riqualificazione dell’area non è infatti necessariamente positiva: erode la comunità per creare quartieri dove i prezzi incredibilmente alti non permettono alle famiglie di vivere, e che ospiteranno quindi businessmen di passaggio, uffici e poco altro. Le periferie non scompaiono, ma vengono semplicemente trasferite altrove, sempre più lontano, sgretolando i legami familiari e sociali che si erano creati nei quartieri. Luisa lavora perché tutto questo non accada, cercando di trasformare Draper Estate in un faro culturale con un obiettivo sociale a Londra. Oltre alle attività contro le baby gangs, Luisa organizza teatro, incontri per ragazze madri ed ex tossici, tutte a Draper Estate. Se riuscirà a diventare una charity, l’equivalente di una nostra onlus e gli verrà riconosciuto un chiaro valore sociale, l’edificio non potrà essere abbattuto e potrà continuare così a ricoprire il suo ruolo aggregante per la comunità.
Luisa difende strenuamente un angolo di Londra che non ha nulla di italiano: ha il sapore dei quartieri operai, delle Guns of Brixton dei Clash, di una Londra difficile e quasi dimenticata. Eppure, è proprio lì la sua italianità, nell’essere una delle poche che tentano di preservare l’anima londinese di un luogo, da un’altra peculiarità britannica, quella di cambiare, innovare, abbattere e ricostruire, senza guardarsi indietro.
— Foto: Luisa Pretolani mentre filma dai balconi di Draper Estate.